Corso di estetica della musica a.s.2011 Prof.Andrea Clemente Potami

giovedì 28 aprile 2011

La forma sonata e Scarlatti

Il termine "sonata" ha assunto nel corso dei secoli diversi significati. L'origine della parola indica semplicemente "musica da suonare", cioè da eseguire solo con strumenti; dunque un termine che si oppone a "cantata". Ma da un punto di vista formale il genere della sonata si è molto evoluto nella storia della musica, per cui la stessa parola sta ad indicare pezzi di natura completamente diversa.
Cosa si intende per Forma Sonata
Per cominciare, conviene sgomberare subito il campo da un possibile equivoco. Quando si parla di forma sonata di solito non si intende parlare della "forma della sonata", cioè dello schema costituito dai diversi tempi (o "movimenti" ) in cui si articola una sonata, ma si indica la struttura di un singolo pezzo. Un "Allegro" ad esempio può essere scritto in forma sonata, ma può trattarsi ad esempio del primo tempo di un quartetto, di una sinfonia, o di qualsiasi altra composizione. All'interno di una sonata o di una sinfonia, articolata in tre o quattro movimenti, la forma sonata può essere utilizzata in uno solo dei movimenti o in diversi movimenti; in casi eccezionali addirittura nessuno dei movimenti di una sonata potrebbe essere scritto in "forma sonata".
Sonata bitematica e bipartita
Schema della forma sonata bitematica e bipartita:
Prima parte: Esposizione
* Esposizione del primo tema (nella
tonalità principale)
* Esposizione del secondo tema (in
un'altra tonalità)
(eventuale ripetizione dell'esposizione)
Seconda Parte: Ripresa
* Ripresa del primo tema (può trattarsi
anche di un episodio "intermedio",
comunque connesso con il primo tema)
* Ripresa del secondo tema (trasportato
nella tonalità principale)
(eventuale ripetizione della ripresa)
Come ogni schema complesso, la forma sonata si è andata sviluppando gradualmente; esempi di pezzi basati su due temi si trovano già nella sonata barocca, ad esempio nelle numerosissime sonate per clavicembalo di Domenico Scarlatti, di cui nel seguito saranno analizzate due tra la più celebri. Occorre però osservare che questi pezzi non sono ancora nella vera e propria "forma sonata", perché essi si basano su una struttura più semplice, detta "bipartita".
Alcune osservazioni sullo schema appena visto. Classicamente la tonalità in cui viene esposto il secondo tema è scelta secondo una regola ben precisa, cioè:
* se il pezzo è in una tonalità maggiore, il secondo tema viene esposto nella tonalità della dominante;
* se il pezzo è in tonalità minore, il secondo tema viene esposto nella tonalità relativa maggiore.
Perciò, se ad esempio la tonalità di impianto è do maggiore, il secondo tema sarà presentato la prima volta in sol maggiore; se la tonalità di impianto è re minore il secondo tema sarà presentato di solito in fa maggiore. Tuttavia questa non è una regola fissa, perché per il secondo tema si possono effettuare diverse scelte; ad esempio, nell'esposizione della sonata di Scarlatti K. 517 (in re minore) il secondo tema viene presentato nella tonalità della dominante, cioè la minore.
Riflessioni sulla forma sonata bipartita e bitematica di Scarlatti
Nello schema sopra è stato scritto tra parentesi "eventuale ripetizione dell'esposizione". La prassi dei ritornelli è molto diffusa nella musica barocca e classica (basta pensare ad esempio alla ripetizione delle varie parti di un minuetto), e si conservano tracce di questa abitudine fino a Beethoven ed oltre. Quasi sempre nella forma bipartita anche la ripresa viene ripetuta.
La ripresa del primo tema può avvenire integralmente, ma in alcuni casi è sostituita da una frase affine, in pratica una variazione del primo tema, che poi porta direttamente alla ripresa del secondo tema, stavolta nella tonalità di impianto. In alcuni casi, già nella forma bipartita si nota un accenno di quello che poi sarà lo "sviluppo" della forma tripartita.
Sonata classica: esposizione, sviluppo e ripresa
Questa è la vera e propria "forma sonata", così come si trova in moltissime opere classiche (anche se nella prassi compositiva del '700 il termine si è affermato gradualmente). Caratteristiche principali di questa forma sono:
* l'utilizzo di due temi, di carattere contrastante (di solito ben caratterizzato ritmicamente il primo, più melodico e cantabile il secondo); nell'esposizione essi sono presentati in due tonalità diverse, nella ripresa vengono riproposti nella tonalità di impianto.
* la presenza di una sezione intermedia di sviluppo, in cui vengono ripresi e rielaborati elementi dei due tempi principali; a volte vengono anche presentati elementi nuovi;
* di solito un periodo di conclusione più o meno ampio, seguito da una coda che
conclude definitivamente il pezzo. Queste parti finali possono essere molto ridimensionate o addirittura eliminate, a seconda delle dimensioni del brano.
Schema della forma sonata bitematica e tripartita
Prima parte: Esposizione.
* Esposizione del primo tema (nella tonalità principale) seguita da un ponte modulante
* Esposizione del secondo tema (in un'altra tonalità) con eventuale ripetizione dell'esposizione
Seconda Parte: Sviluppo.
* Libera elaborazione di elementi tematici dei due temi principali con eventuale introduzione di elementi nuovi
Seconda Parte: Ripresa.
* Ripresa del primo tema
* Ripresa del secondo tema (trasportato nella tonalità principale) (eventuale ripetizione del blocco sviluppo - ripresa
Periodo di Conclusione
Coda
Aggiungiamo anche qui alcune osservazioni. Come detto sopra, il ponte è la sezione che collega il primo al secondo tema. Esso può essere più o meno esteso, ed il passaggio dalla tonalità di impianto a quella del secondo tema può essere più o meno graduale. Inoltre i due temi principali in qualche modo devono differenziarsi: di solito il primo sarà ben caratterizzato ritmicamente, contenendo una o più cellule ritmiche che rimangono ben impresse e che spesso attraversano tutto il pezzo, mentre il secondo sarà di solito più melodico, un po'come un "secondo attore" che recita sempre in un ruolo subalterno rispetto al protagonista. Va detto comunque che ciascuno dei due temi, soprattutto nei pezzi più lunghi e complessi, si può ulteriormente suddividere in varie "idee"o "elementi tematici", cosicché sembra in alcuni casi che i temi siano anche più di due. A volte poi è presente una terza idea abbastanza importante: in questi casi si può parlare addirittura di una forma "tritematica".
La prassi di ripetere l'esposizione, come si accennava sopra, è piuttosto diffusa nei pezzi in forma sonata più semplici e brevi, ma si trova anche in molte sonate e sinfonie dell'epoca classica. In linea di massima, diciamo che i ritornelli, se esplicitamente indicati dall'autore, dovrebbero essere sempre eseguiti, allo scopo di rispettare il senso delle proporzioni. Ciò è vero in particolare per la ripetizione dell'esposizione: infatti non di rado si ha un'impressione di "incompletezza" all'ascolto di un pezzo in cui viene saltato un ritornello; tutto ciò sempre che non vi siano delle ripetizioni evidentemente inutili (vi sono alcuni rari esempi in proposito), che avrebbero solo l'effetto di appesantire il pezzo.
Sviluppo del tema della sonata
La sezione di sviluppo è realizzata con molta libertà. Spesso comincia con un'idea simile al primo tema, a volte riprende elementi che nell'esposizione erano apparsi come secondari, altre volte ancora rielabora elementi tematici tratti dai due temi principali aggiungendo però elementi nuovi. In ogni caso, caratteristica dello sviluppo è quella della libera modulazione a tonalità anche lontane, creando alla fine un'atmosfera di "attesa" (spesso realizzata con un pedale di dominante) che prepara il ritorno del primo tema. Le proporzioni possono essere quanto mai variabili: in alcuni casi ad un esposizione "corposa" segue uno sviluppo abbastanza breve, in altri casi l'esposizione è molto succinta mentre lo sviluppo è molto importante anche come dimensioni.
Si dice che in ogni pezzo di musica c'è un "punto massimo", un vertice di tensione, di norma corrispondente ad un momento di notevole intensità sonora. Di solito nella forma sonata il punto massimo corrisponde alla ripresa del primo tema, ma può essere anche spostato ad altri punti, ad esempio ad una frase particolarmente importante dello sviluppo, ad un momento immediatamente precedente la ripresa, o anche alla ripetizione del ponte (che ovviamente sarà variato rispetto all'esposizione).
Ripresa dei temi : coda sonata classica
La ripresa si può presentare variata rispetto all'esposizione: una prassi abbastanza comune è quella di riprendere il primo tema in una forma più ridotta, ma sono possibili altre variazioni, ad esempio l'introduzione di un nuovo elemento tematico.
Al termine della ripresa si può trovare un periodo di conclusione, una sezione più o meno vasta di "ricapitolazione" e delle varie idee ascoltate e sviluppate, che precede la coda vera e propria. A volte il periodo di conclusione è talmente importante ed esteso da sembrare quasi un secondo sviluppo, mentre in altri brani dalla struttura più semplice esso è molto breve o addirittura assente, e si passa subito alla coda; anche quest'ultima, a seconda delle dimensioni dell'intero pezzo, può ridursi a pochi accordi conclusivi o essere più vasta.
La ripetizione dell'intero blocco sviluppo - ripresa si trova in alcuni pezzi in forma sonata, soprattutto quando le dimensioni sono ridotte. Difficile che sia prescritta la ripetizione quando alla ripresa sia già seguito un ampio periodo di conclusione, con una coda che ha già dato al brano un senso conclusivo. È possibile però che vi sia la ripetizione di sviluppo e ripresa, e il tutto sia seguito da un breve periodo di conclusione e dalla coda.


Esempio di forma sonata bitematica tripartita.
Struttura del brano:
  • 00:03 - esposizione del primo tema, do maggiore; dopo poche battute modula a sol maggiore.
  • 00:16 - secondo tema, sol maggiore.
  • 00:30 - ripetizione di tutta l'esposizione.
  • 00:57 - sezione intermedia, fa minore, in effetti una variazione in minore del primo tema, che termina su un "sol" con una lunga corona.
  • 01:18 - ripresa del primo tema, che rimane in do maggiore.
  • 01:27 - ripresa del secondo tema, do maggiore.
  • 01:40 - ripetizione di tutta la seconda parte, a cominciare dalla frase in fa minore.
http://www.youtube.com/watch?v=WZWL76j0UKY

Esempio di forma sonata bitematica bipartita.
Struttura del brano:
  • 00:03 - esposizione del primo tema, re minore.
  • 00:14 - "ponte", cioè sezione intermedia di modulazione; dapprima fa maggiore, poi la minore.
  • 00:23 - secondo tema, la minore.
  • 00:51 - ripetizione di tutta l'esposizione.
  • 01:39 - seconda parte, che inizia con una frase in la maggiore molto simile al primo tema; successivamente passa ad altre tonalità e ripropone una parte del ponte ascoltato nell'esposizione, conducendo però alla tonalità di re minore.
  • 01:54 - ripresa del secondo tema, re minore. Osservare che la ripresa non è esattamente uguale all'esposizione: la frase discendente ripetuta due volte (minime alla mano destra, arpeggi alla sinistra) risulta ampliata, ed anche le battute successive vengono modificate rispetto all'esposizione.

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