Schopenhauer e il rapporto tra musica e parola
La musica prediletta da Schopenhauer come da tutti i romantici è la musica strumentale: essa sola è pura, scevra da qualsiasi me-scolanza e da concetti che turbino la sua limpidezza e l'avvicinino ad altre forme di espressione che non le sono proprie.
La musica non deve prestarsi ad essere piegata al significato delle parole, non deve in altri termini diventare descrittiva;«se si vuoi troppo adattare la musica alle parole, e modellarla sui fatti, essa si sforza a parlare un linguaggio che non è il suo». Con questa presa di posizione Schopenhauer rovescia tutta la tradizione ormai secolare che aveva più volte af-fermato fin dal tempo della nascita del melodramma il predominio della parola sulla musica e quindi la subordinazione di quest'ultima. Pur tenendo fermo il principio della universalità della musica e il suo carattere astratto e formale rispetto ad ogni sentimento determinato ed espresso in concetti, Schopenhauer non nega la possibilità dell'unione tra musica e poesia, che si può anche fondare da un punto di vista metafisico. Infatti è possibile un rapporto tra una composizione musicale e un sentimento od un'altra qualsiasi rappresentazione per il fatto «che l'una e l'altra sono espressioni differentissime della stessa intima essenza del mondo»". Ma la musica deve mantenere intatta la sua dignità e la sua funzione, perciò deve condannarsi ogni proposito imitativo. Se la musica deve esprimere «l'in sé del mondo», un rapporto eventuale con la parola deve configurarsi analogamente al rapporto «che un qualsivoglia esempio può avere col concet-to generale». Su di un piano pratico tutto questo significa che non ci può essere un rapporto fisso e predeterminato tra l'espressione musicale e quella poetica, perché la parola rap-presenta «con la determinatezza della realtà quel che la mu-sica esprime nell'universalità della forma pura». Ad una determinata espressione musicale possono ugualmente bene sottostare testi poetici diversi: è sufficiente che i sentimenti espressi dal testo si adattino nella forma alla musica che ac-compagneranno. Non bisogna dimenticare che la musica non esprime questo o quel determinato sentimento, ma il sentimento in abstracto.
Schopenhauer condanna la musica che scende a patti con la parola, e parimenti condanna l'abitudine di molti ascoltatori che di fronte alla musica pura strumentale, ad una sinfo-nia di Beethoven ad esempio, cercano con la fantasia di rive-stire i sentimenti - che in essa sono espressi soltanto in ab-stracto e senza alcuna specificazione - «di carne e di ossa, ed a vedervi ogni sorta di scene della vita e della natura»16. Questo procedimento non solo non agevola la comprensione della musica, ma è ingannevole, «perciò è meglio compren-derla puramente e nella sua immediatezza».
Il rapporto tradizionale stabilito nel Seicento e nel Sette-cento tra musica e parole è completamente rovesciato: non sarà la musica a sottolineare il valore delle parole, ma la paro-la dovrà docilmente piegarsi all'universalità della musica. Cosi sarebbe forse più conveniente che si creasse un testo poetico per una composizione musicale già esistente, anche se in pratica il più delle volte si crea della musica per un testo preesistente. Ma anche cosi la situazione non cambia: anzi-tutto il testo può agire come stimolo per l'ispirazione del mu-sicista, e la musica ci da rispetto ai sentimenti espressi con le parole «le ultime, più profonde, più intime rivelazioni, e ci fa conoscere la più intima anima dei procedimenti e degli avve-nimenti di cui la scena offre soltanto il corpo e la veste». Però la musica non si assimila mai alla materia, al contenuto, per esempio al dramma in cui opera. Si manterrà sempre un poco estranea, al di sopra, al di là dell'azione scenica, mo-strando una «completa indifferenza» verso di essa. La musi-ca esprimerà in ugual modo l'ira di Achille o l'alterco di una famiglia borghese, «giacché per lei esistono solo le passioni, le affezioni della volontà; ed ella vede, come Dio, solo i cuori".
La concezione della musica di Schopenhauer per la sua ricchezza, profondità e consapevolezza filosofica rappre-senta senza dubbio uno dei punti di arrivo del pensiero romantico; non solo, ma, come si è detto, appare già netta-mente onentata verso un'estetica formalistica. Il principio dell autonomia del linguaggio musicale sviluppato in senso antiromantico da Hanslick pochi decenni più tardi è già im-plicitamente contenuto nell'affermazione che la musica non e in diretto rapporto con i sentimenti, e che non può e non deve suscitare nell'ascoltatore sentimenti determinati.
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