Corso di estetica della musica a.s.2011 Prof.Andrea Clemente Potami

sabato 4 giugno 2011

Claude DEBUSSY ( 1a parte)

LA SCUOLA FRANCESE

In Francia, nel tardo ‘800 si prese atto del “Fallimento Positivistico”: la ricerca scientifica non poteva giungere ad illuminare gli interrogativi più profondi dell’uomo (dare un senso alla vita o alla morte). Ci fu perciò una spaccatura tra l’ ottimistica visione del mondo (fede nel progresso tecnologico) e la concreta realtà economica, politica e sociale (crisi, ingiustizie…).

Si apri così la fase storica del Decadentismo, da cui fiorirono numerose correnti di pensiero irrazionale, e un nuovo movimento culturale nato in Francia: il Simbolismo. Il simbolismo incarnava queste nuove tendenze all’interno di una produzione artistica di altissimo livello.

I simbolisti sostenevano che la realtà visibile fosse intimamente collegata a quella invisibile e quindi che l’unica via di conoscenza fosse quella intuitiva , realizzata attraverso il potere evocativo dell’ arte.

Per quanto riguarda il campo musicale l’unico avversario da battere rimaneva ancora Wagner. La sua influenza fu talmente potente da riflettersi anche sul simbolismo francese. Infatti molti compositori si interessarono all’ aspetto tecnico della musica wagneriana: - per le sue sconvolgenti innovazioni armoniche; - per la tecnica del Leitmotiv ( un tema musicale, una breve melodia, un accordo associato ad un personaggio, per raccontare la storia senza l’uso di parole.)

Solo alcuni musicisti riuscirono a distaccarsi dalle influenze wagneriane. Tra questi spiccò il nome di Claude Debussy.


CLAUDE DEBUSSY

Claude Debussy nasce a Saint Germain en Laye nel1962. Figlio di genitori ricchi poi diventati poveri (vendevano porcellane), entrò al Conservatorio di Parigi (1872-84), studiando il pianoforte con A.F.Marmontel e composizione con E. Giraud. In seguito alla vittoria del prestigioso ed ambito Prix de Rome nel 1884 per l'imponente scena lirica L' enfant prodigue, soggiornò a Roma tra il 1885 e il 1887. La sua amicizia con il poeta simbolista francese Paul Verlaine gli permise di mettere in musica alcuni componimenti del poeta come Ariettes oubliées, Trois mélodies, Fêtes galantes e in più ebbe l’onore di essere ammesso ai famosi “martedi” in cui Mallarmé (un maestro del simbolismo francese) riceveva nella sua casa i massimi scrittori e pittori del momento.

INFLUENZE

Debussy venne influenzato dal repertorio del Canto Gregoriano che lo indirizzò verso nuove soluzioni musicali. Da questo stile Debussy potè ricavare le armonie non tonali e quel ritmo fluido non incasellato in rigide battute. Un’ altra influenza importante che condizionò le sue composizioni fu la musica di Musorgkij che gli offrì spunti per sistemi armonici di tipo modale, per ritmi di tipo additivo e non divisivo e per una drammaturgia diversa da quella di Wagner.

“La musica deve laddove la parola è impotente ad esprimere; la musica è fatta per l’inesprimibile”

Dopo questa frase scritta dall’ artista stesso si può ben capire che Debussy non può essere considerato un impressionista musicale come veniva definito dai suoi contemporanei (nel creare un’ atmosfera musicale grazie anche ai titoli utilizzati e mediante un gioco si sonorità) ma un simbolista. Lui stesso rifiutava la qualifica di impressionista anche perché era un frequentatore assiduo di ambienti simbolisti e l’arte e gli artisti che preferiva erano simbolisti. Ma soprattutto dal punto di vista tecnico-musicale che non è più sostenibile la qualifica di impressionista.

STILE

Debussy lanciò una nuova concezione del tempo. Cercava di arrestare il flusso del tempo, (non più considerato come un processo lineare con un inizio, uno sviluppo e una conclusione), accostando tra loro frammenti di tempo assoluti, indipendenti gli uni dagli altri. Il suono singolo o in agglomerati sonori è il centro della sua attenzione. Un suono che dal silenzio nasce e al silenzio ritorna. Le conseguenze di queste novità debussiane si possono vedere negli accordi che perdono la loro funzionalità armonica per diventare aggregati sonori con prevalente valore timbrico, nell’ armonia che si scinde dalla melodia, nella ritmica che si fa statica e nella forma che assume una connotazione circolare e non più protesa verso un fine.

COMPOSIZIONI Più FAMOSE

- Suite bergamasque – Clair de lune (1891)

- Prélude à l'après-midi d'un faune (1894)

- Pelléas et Mélisande (1893-5)

- i tre Notturni (1899)

- Estampes (1903)

- Children's Corner (1908)

SUITE BERGAMASQUE

Risale al 1891 la prima versione della sua Suite bergamasque per pianoforte, venduta per 200 franchi all’editore Choudens.
Nel 1905 Debussy riconsegna alle stampe la Suite bergamasque (questa volta col ben noto editore Durand). Siamo di fronte ad un’opera che attraversa quasi vent’anni dell’itinerario artistico del compositore: un piccolo scrigno che svela aspetti interessanti del suo pensiero musicale.

La suite si divide in :

- Prélude ( FA maggiore)

- Minuet ( LA minore)

- Clair de lune ( REb maggiore)

- Passepied ( SI minore)


Se sfogliamo le Fêtes galantes di Verlaine, ci imbattiamo in un verso di Clair de lune: “…qui vont charmant masques et bergamasques…” ( “che maschere e bergamaschi vanno ammaliando”). Il contesto rievocato dalla poesia, che la Suite richiama esplicitamente, rimanda all’universo settecentesco, un po’ manierato, dei quadri di Watteau: sullo sfondo di giardini rigogliosi, si avvicendano languidi innamorati, maschere della commedia dell’arte e suonatori di liuto.
Tuttavia, Debussy non si limita a citare l’epoca, lo stile, le forme: se ne serve per proporre delle novità. Con il passato instaura un rapporto dialettico. L’idea di rispolverare la suite, forma musicale che il Classicismo ed il Romanticismo avevano relegato in soffitta, gli consente di superare gli artifici anacronistici della forma sonata e acquisire maggiore libertà.


Basta ascoltare il Prélude per concretizzare queste riflessioni. Le ampie volate dell’incipit e gli accordi staccati, o i brevi episodi polifonici, dove si accenna un dialogo tra le voci, non lasciano dubbi: il musicista francese, mentre scriveva, aveva in mente Frescobaldi, e le toccate barocche, e i clavicembalisti. Ma gli effetti timbrici sono inaspettati, le combinazioni armoniche imprevedibili e ardite. L’orecchio insegue le dissonanze che restano sospese e si lascia ammaliare dalle sonorità rarefatte.

http://www.youtube.com/watch?v=Qwbzh5b77pI


Il Menuet, d’altra parte, incuriosisce perché, pur mancando la tradizionale struttura AABB e le frasi simmetriche, viene ricreata l’idea di danza, con la fusione di elementi ritmici e melodici. Come non cogliere, in quest’affinità con i procedimenti della poesia simbolista, la modernità del musicista francese? Modernità che emerge anche dal carattere armonico di alcuni passaggi dove il predominio della sensibile viene destituito dal ricorso ai modi gregoriani.

http://www.youtube.com/watch?v=xMWxieAQF8g&feature=fvsr


Saltiamo per un attimo al Passepied.

Ancora una danza barocca, e il pensiero corre alle Suite inglesi, o alle Partite di Bach. Eppure, le prime battute sorprendono ancora: la melodia principale attorno alla quale si sviluppa il ricamo ritmico-polifonico delle altre voci è forse una riproposizione del gamelan di Giava, che il musicista francese aveva ascoltato nel 1889 all’Esposizione Universale di Parigi. Pare ne fosse entusiasta al punto da sostenere che, al confronto, “la polifonia di Palestrina è un gioco da ragazzi, e le nostre percussioni non sono che rumori primitivi da fiera campestre”.

http://www.youtube.com/watch?v=_hifk5F5uJM


Infine, il Clair de lune (che nell’ordine segue il Menuet). Si dilegua il clima settecentesco, tanto da far supporre che l’autore avesse concepito inizialmente questo brano come unicum, e che solo più tardi abbia deciso di inserirlo nella Suite. Resta, però, un legame con la tradizione: quale topos più inflazionato, da Beethoven a Bellini, per non parlare della letteratura, dove possiamo risalire a Saffo. Inoltre, lo stesso Debussy, , aveva messo in musica, in forma di chanson, i versi del Clair de lune di Verlaine. A dispetto di precedenti così illustri e numerosi, in questa pagina l’immagine notturna assume tratti originali, grazie ad una metrica musicale discontinua, affiancata da leggerezza timbrica e dissoluzione delle tensioni armoniche. Illuminante, in tal senso, la conclusione del brano, dove alla consueta cadenza dominante-tonica si sostituisce l’alternanza di tonica e mediante, armonicamente affini.

http://www.youtube.com/watch?v=gR3Y-h8Hl94

Nessun commento:

Posta un commento